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Ruspe e reparti antisommossa in azione nella struttura dove erano accolte 900 persone. Molti si sono solo spostati nei dintorni

di ALESSIA CANDITO

Il paradosso di San Ferdinando: sgomberata la baraccopoli in Calabria, una nuova tendopoli sta già nascendo
La baraccopoli di San Ferdinando fotografata il giorno prima dello sgombero (agf)

SAN FERDINANDO (REGGIO CALABRIA) –  Ruspe in azione, reparti in tenuta antisommossa a delimitare il perimetro, macerie. È iniziato e proseguirà probabilmente per tutta la giornata lo sgombero e la distruzione del ghetto di San Ferdinando, la baraccopoli dove per anni hanno trovato riparo i braccianti che lavorano nella Piana di Gioia Tauro. “Dalle parole ai fatti” ha twittato in mattinata il ministro dell’Interno Matteo Salvini, mentre il suo rappresentante sul territorio, il prefetto Michele di Bari esprime “soddisfazione per un’operazione che ha saputo coniugare legalità e umanità”.

Ma per molti degli ex abitanti del ghetto i problemi sono appena cominciati. Perché non per tutti è stata prevista una sistemazione è molti rischiano di non avere un posto in cui dormire stanotte. Lunghe code di braccianti aspettano pazientemente il proprio turno di far controllare i propri documenti al personale del dipartimento Immigrazione. Ma i controlli procedono con estrema lentezza e i numeri sembrano di gran lunga maggiori a quelli stimati nei giorni scorsi.

Risultato, le baracche saranno sostituite da nuove tende che probabilmente già dal pomeriggio sorgeranno sull’altro lato della strada. Nel frattempo le ruspe continuano a trasformare in macerie quelle baracche che per lungo tempo molto hanno chiamato casa.

Le operazioni sono iniziate questa mattina all’alba. Camionette, ambulanze e all’orizzonte le ruspe, pronte a buttar giù tutto. Centinaia di agenti delle forze dell’ordine che presidiano l’intero perimetro. Dalle prime luci dell’alba, il ghetto di San Ferdinando è militarizzato. Ma nella baraccopoli che il ministero dell’Interno ha ordinato di sgomberare e abbattere, sono rimasti in pochi. Qualcuno lentamente sta andando via, portando con sè le poche cose che possiede. Sulla strada che dalla tendopoli porta a Rosarno si avvia anche un bambino che per mesi ha vissuto nel ghetto.

Degli oltre 1600 abitanti che fino a qualche giorno fa vivevano nell’area sono rimasti in pochi. La Questura parla di 600 persone, ma secondo le stime dell’Usb non sono più di trecento. La maggioranza ha approfittato della notte per disperdersi nelle campagne della Piana. Aspettano che si calmino le acque – dicono i sindacati – per tornare nella stessa area o magari cercare riparo poco lontano. “In molti non si sono fatti trovare e si sono spostati nei dintorni, altri hanno deciso di partire per altre zone”, dice Peppe Marra dell’Usb. “Chi è rimasto, per lo più non ha intenzione di accettare di entrare nelle tende che la Prefettura ha messo in piedi dall’altra parte della strada o di andare nei Cas. Anzi, molti che erano stati trasferiti nelle scorse settimane sono già tornati. Si organizzeranno autonomamente, con il risultato di creare mille nuovi micro insediamenti”.