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Superata la quota di sicurezza del 95%. In un anno «recuperati» oltre 11 mila minori

 (Ansa)Strano destino, quello del Veneto. Terra di Galileo e della prestigiosa scuola di Medicina di Padova ma anche culla dell’antiscienza strillata dai no vax. È l’unica regione ad aver sospeso l’obbligo vaccinale e d’altro canto la prima ad essersi dotata di anagrafe vaccinale e ad aver nuovamente raggiunto la copertura di sicurezza del 95%. Per un anno ha lottato contro la reintroduzione a scuola dell’obbligo vaccinale e nonostante ciò l’Istituto superiore di Sanità l’ha scelta per ospitare «Mondo Vaccini», mostra itinerante, interattiva e ricca di illustrazioni e simulazioni visitabile almeno fino al 30 giugno al Museo della Medicina di Padova. Perché, ha spiegato Angelo del Favero, direttore generale dell’Iss e veneto pure lui, «dobbiamo convincere, non costringere, e qui si è scelta la strada del dialogo». La storia inizia trent’anni fa nell’Alto Vicentino, patria dei no vax, riuniti dal 1993, nel Coordinamento regionale per la libertà delle vaccinazioni (Corvelva).

Il primo successo rivendicato dal Corvelva

Movimento promotore di sit-in con migliaia di partecipanti, sostenuto dai primi due medici radiati Roberto Gava e Paolo Rossaro e recentemente ricevuto alla Camera per intercessione dei grillini (ma senza il benestare della ministra alla Salute, Giulia Grillo, pure lei del M5S). Il primo successo rivendicato dal Corvelva è la legge regionale 7 del 2007, fortemente voluta dall’allora assessore leghista alla Sanità, Flavio Tosi, che dal primo gennaio 2008 sospese l’obbligo vaccinale. «Ma non perché siamo contrari a quella che riteniamo una forma vitale di prevenzione — hanno sempre ripetuto Tosi prima e l’attuale governatore Luca Zaia oggi — ma per agevolarne l’adesione consapevole e informata». Il risultato di quel provvedimento, appoggiato dal ministero della Salute, fu il crollo delle coperture vaccinali dal 98% del 2007 al 91,2% del 2016, con l’aggravante drammatica dell’86% riferita all’antimorbillo, infezione nel 2018 responsabile di 2.526 contagi e otto morti in Italia. Solo la reintroduzione dell’obbligo vaccinale a scuola, imposto dal decreto Lorenzin nel luglio 2017, ha riportato la curva alla soglia di sicurezza del 95%. Nell’ultimo anno sono stati recuperati 11 mila minori inadempienti, grazie ai colloqui con le famiglie, a una massiccia campagna informativa su Facebook e Twitter, sul sito VaccinarSì, su opuscoli e app.

Moratoria ritirata il 7 settembre 2017

Eppure quel decreto il Veneto l’ha combattuto con tutte le sue forze: emanando una moratoria fino al 2019, frettolosamente ritirata il 7 settembre 2017 alla vigilia del referendum sull’autonomia; presentando due ricorsi alla Corte Costituzionale, entrambi bocciati; chiedendo un parere al Consiglio di Stato, che diede ragione al governo. E allora si scelse la guerra ideologica, ma in ordine sparso. Da una parte il braccio di ferro con l’allora ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, alla quale 62 sindaci chiesero di far concludere l’anno scolastico anche ai non vaccinati; dall’altra l’adesione al movimento «#iovaccino» del primo cittadino di Venezia, Luigi Brugnaro. A parte, la scelta delle scuole di «rispettare la legge». A spaccarsi pure la sanità, con medici che predicano le vaccinazioni ma non se le fanno (solo il 28,5% assume l’antinfluenzale), con l’infermiera Emanuela Petrillo licenziata dall’Usl 2 di Treviso per aver finto di immunizzare 7 mila bambini e con le aziende sanitarie in affanno per mettere in regola migliaia di minori tra zero e 16 anni, con nuovi ambulatori, doppi turni, e personale ad hoc. Proprio a Treviso una mamma ha presentato denuncia: la figlia immunodepressa dopo il trapianto di fegato non poteva andare a scuola perché i compagni non erano vaccinati. E intanto a Este un’intera classe ha assunto l’antinfluenzale per tutelare un’alunna malata di leucemia, ricevendo un riconoscimento dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.