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di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Oggi, in Italia, in 386 Scuole di specializzazione i docenti che insegnano non sono in numero sufficiente a garantire un’adeguata formazione, oppure non hanno i requisiti minimi di qualità scientifica richiesti dalla legge in termini di pubblicazioni. È il motivo per cui, su un totale di 1.358 Scuole di specializzazione, ci sarebbe da chiuderne almeno una su 4.

Il ruolo dell’Osservatorio: il documento riservato

È quanto emerge da un documento riservato in possesso di Dataroom ed elaborato dall’Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica, composto da 16 figure universitarie di prestigio, guidate dall’endocrinologo di Padova Roberto Vettor. È la costola tecnica dei ministeri dell’Istruzione e della Salute, incaricato il 15 giugno 2017 dagli allora ministri Valeria Fedeli (Istruzione) e Beatrice Lorenzin (Salute) di verificare i requisiti minimi di qualità delle Scuole, con l’obiettivo di accreditare solo quelle che hanno spazi e laboratori attrezzati, standard assistenziali di alto livello negli ospedali dove viene svolto il tirocinio e indicatori di performance dell’attività scientifica dei docenti.

Il censimento e le situazioni irregolari

Il primo censimento, svolto nell’agosto 2017, ha portato all’esclusione di 130 scuole. Le situazioni non in regola, però, continuano, come dimostrato nell’inchiesta di Dataroom dello scorso novembre, in cui abbiamo verificato che sono accreditate Scuole di specializzazione per ostetrici che non hanno le sale parto e Scuole di specializzazione per medici di Pronto soccorso senza il dipartimento d’Emergenza.

Il nuovo report

Ora il nuovo e scottante report dell’Osservatorio mostra un problema anche sulla qualità dei docenti. Gli indicatori con cui vengono valutati sono quelli stabiliti dall’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur): ciascun insegnante, in base alla propria specialità di riferimento, deve avere un certo numero di pubblicazioni che mostrino la sua preparazione scientifica. In termini di numero di articoli, citazioni e H index. In base agli ultimi parametri, aggiornati nell’agosto 2018, le Scuole di specializzazione da chiudere sono 386. Se, invece, per dare più tempo a chi si deve mettere in regola, vengono fatti valere quelli del 2016, il numero scende a 211. Mentre le Scuole di specializzazione con un indicatore Anvur positivo — e dunque in regola — arrivano a 1.147.

Chi è fuorilegge

Le categorie prese in considerazione dall’Osservatorio sono tre. Nell’area medica (come cardiologia, neurologia e oncologia) sono a rischio di chiusura da 103 a 166 Scuole. Nell’area servizi clinici (come anestesia, radiologia, anatomia patologica) da 53 a 105. Nell’area chirurgica da 55 a 115.

Le prossime scadenze: le responsabilità della politica

A marzo c’è la resa dei conti. Sulla base dei documenti che consegnerà l’Osservatorio, i ministeri dell’Istruzione e della Salute dovranno decidere quali Scuole accreditare e quali escludere. Una politica responsabile ha il dovere di mandare gli specializzandi a formarsi «solo» nelle Scuole dì qualità, che peraltro non ci mancano. È possibile che un chirurgo venga sbattuto in sala operatoria senza aver mai fatto prima interventi, o un ginecologo entri per la prima volta in sala parto insieme alla puerpera? Sì, in Italia, oggi, è possibile.