finanziamenti per la campagna elettorale dichiarati sono pochi. Ma qualcuno ha comunque avuto molto denaro. Come l’ex tesoriere Ds Sposetti, che ha raccolto oltre 250 mila euro, il senatore dem Latorre (225 mila) o l’ex premier Letta (116 mila). La classifica dei parlamentari più “amati” stilata dall’associazione Openpolis. Fra immobiliaristi, costruttori e lobby varie
DI PAOLO FANTAUZZI
Ma quanto piace il candidato. Ecco gli onorevoli che hanno ricevuto più soldi
Ugo Sposetti, Nicola Latorre, Enrico Letta
Nemmeno le campagne elettorali sono più quelle di una volta. Sono lontani i tempi in cui un signore delle preferenze come Pier Ferdinando Casini, nel lontano 1992 e con una Democrazia cristiana a un passo dell’abisso, riusciva a raccogliere quasi mezzo miliardo di vecchie lire (e 50 mila voti, secondo a Bologna solo ad Achille Occhetto). Davvero una bella somma se si considera che, secondo i parametri Istat, quella cifra ammonterebbe oggi a 400 mila euro.
Fra disaffezione crescente, portafogli sgonfiati dalla crisi e liste bloccate del Porcellum, l’ultima campagna elettorale è stata assai spartana: stando ai rendiconti depositati, gli eletti al Parlamento avrebbero ricevuto dai privati appena 3 milioni. In realtà, stando ai dati della Tesoreria della Camera, sono molti di più. Anche perché solo 7 parlamentari su 10 hanno depositato il consuntivo come impone la legge e, di questi, il 41 per cento ha affermato di non aver ricevuto contributi. Disamore o meno, non tutti i candidati sono stati snobbati dagli elettori. Al contrario, una piccola pattuglia è riuscita a raccogliere cifre ragguardevoli, come mostra questa elaborazione dell’Espresso realizzata sulla base di dati Openpolis e di Montecitorio.
VIVA GLI SPOSETTI
Il candidato più sostenuto economicamente, con oltre 262 mila euro, è stato il senatore Pd Ugo Sposetti (che poi ne ha girati 40 mila al partito), per anni tesoriere dei Democratici di sinistra e attualmente dell’omonima Fondazione che amministra il milionario patrimonio immobiliare appartenuto al Pci e poi passato alla Quercia. L’assegno più sostanzioso (50 mila euro) lo ha staccato la Pca, una società di brokeraggio dei fratelli Gavio, i costruttori piemontesi poi divenuti anche re delle autostrade del Nord-ovest grazie alle concessioni ottenute. Altri 38 mila euro (8 mila per la stampa di materiale elettorale) sono arrivati invece dalla Federazione italiana tabaccai (Fit), che rappresenta gli interessi dei rivenditori di generi di monopolio e, come specifica sul suo sito , “segue con attenzione l’attività dei due rami del Parlamento e del governo”. La Fit, dal canto suo, ha erogato anche 10 mila euro al finiano (non eletto) Italo Bocchino.
Fra i finanziatori di Sposetti, con 10 mila euro, c’è pure la Cpl Concordia, la coop modenese coinvolta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per la metanizzazione dell’isola d’Ischia. Stessa cifra è arrivata anche dalla Milano 90 del costruttore Sergio Scarpellini, da cui la Camera affitta (a suon di milioni) i vari palazzi Marini che ospitano gli uffici degli onorevoli.
CARO CANDIDATO
Vari nomi noti si ritrovano anche tra i finanziatori del presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre, secondo in graduatoria con 225 mila euro. E particolarmente amato dagli immobiliaristi, a scorrere l’elenco dei sostenitori. A cominciare dai 50 mila euro della holding Sorgente group, attiva nella finanza immobiliare e proprietaria, fra l’altro, della Galleria Alberto Sordi, a due passi da Palazzo Chigi e Montecitorio. E ancora: 15mila euro dal gruppo Cepu e 30 mila dall’Isvafim dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo (concessionario della manutenzione e gestione del patrimonio pubblico in molte città), altrettanti dalla Colonna prima (pure questa una società immobiliare) e dal gruppo Navarra costruzioni (che ha erogato15 mila euro anche a Giorgia Meloni, un gradino fuori dalla top ten con quasi 60 mila euro raccolti). Come Sposetti, anche Latorre dopo le elezioni ha versato 40 mila euro al partito. Probabilmente la parte restante dei contributi privati ricevuti.
Assai più “pop” la campagna elettorale di Enrico Letta, che ha potuto contare su molte sottoscrizioni da mille e duemila euro. Totale: 116 mila euro. Dopo il voto, divenuto presidente del Consiglio, parte dei fondi raccolti e presumibilmente avanzati sono stati versati al partito (45 mila euro), mentre altri 47 mila euro sono andati all’associazione 360 , uno dei think tank a lui riconducibili. Il più generoso con Letta è stato Francesco Merloni, l’imprenditore fondatore della Indesit (con 35 mila euro). E nei mesi scorsi l’ex premier ha ricambiando, omaggiando l’imprenditore con la sua presenza alla festa per i suoi 90 anni . Fra i tanti contributi, nell’elenco figurano anche 15 mila del patron dell’acciaieria Foroni e i 10 mila della Inergia spa, che ha realizzato e gestisce una dozzina di impianti eolici in Puglia.
FRA RINNOVABILI E MATTONI
E proprio le rinnovabili appaiono anche nella lista di contributi elettorali del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che – travolto dal tonfo dell’Udc – non è riuscito a essere eletto malgrado i 90 mila euro raccolti. Ma il destino, ora che si occupa anche di green economy, lo ha portato comunque sulla strada di uno dei suoi principali finanziatori (con 20 mila euro): la Seci, colosso del gruppo Maccaferri, che ha in piedi un progetto da mezzo miliardo per trasformare i vecchi zuccherifici Eridania in produttori di energia da biomasse . Un nome, quello della società per azioni, che ritorna (con 30 mila euro) anche fra i supporter di un altro parlamentare bolognese della top ten: Luigi Marino, eletto con Monti e ora passato proprio con Ncd-Udc.
Buona parte del denaro ricevuto da Maurizio Gasparri è arrivato invece dalla Telit Communications (25 mila euro), da cui nel 2006 fu nominato amministratore non esecutivo un anno e mezzo dopo aver smesso i panni di ministro delle Comunicazioni. E ancora: l’Immobiliare Vittadello (15 mila), la società di produzione Albatross Entertainment (15 mila), oltre a 5 mila a testa da Federfarma e Delta Petroli.
Come mostrano i casi di Sposetti e Latorre, il mattone resta comunque il ramo più attivo nei finanziamenti alla politica. Erogazioni da questo campo spuntano infatti anche per la leghista Barbara Saltamartini. Per lei, 10 mila euro dalla Stile costruzioni, che nella capitale ha realizzato due hotel Hilton e uno degli Sheraton. A guidarla, Luigi Rebecchini, figlio del sindaco della grande espansione (e cementificazione) di Roma negli anni ’50. A favore dell’alfaniano Mario Dalla Tor vanno annoverati i 20 mila della Secis (ristrutturazione di immobili), i 15mila della Rossi Renzo Costruzioni e i 10 mila dell’armatore Giancarlo Zacchello, in passato presidente dell’autorità portuale della Laguna.
E IO PAGO
Fra chi ce l’ha fatta e ora siede in Parlamento, tuttavia, non c’è solo chi prende. Ma pure chi dà. Di tasca propria. E le cifre, anche in questo caso, sono ragguardevoli. L’ex ministro Ignazio La Russa, ad esempio, ha speso quasi 79 mila euro per la campagna elettorale. Tanto denaro si giustifica anche con gli eventi politici: l’addio al Pdl assieme a Giorgia Meloni e l’incognita delle urne dopo il varo di Fratelli d’Italia.
A seguire, con poco meno di 60 mila euro, Ilaria Borletti Buitoni, nominata sottosegretario alla Cultura in quota montiana da Letta e confermata da Renzi. Ma si tratta di una inezia, a ben vedere: in campagna elettorale la manager ha staccato a favore di Scelta civica un mega-assegno da 710 mila euro. Un record, tanto da valerle il primato.